Il rogo di Caivano è l’ennesimo campanello di allarme di una situazione non più sostenibile.
Le Forze dell’Ordine e la Magistratura faranno luce sull’accaduto e nel frattempo le Istituzioni e la politica devono trovare soluzioni più efficaci.
Il contributo dei privati, nel ciclo dei rifiuti, è centrale ma non può prescindere da regole più ferree e controlli più incisivi.
Non possiamo consentire, sul territorio, attività a macchia di leopardo, senza una logica. Impianti fotocopia nelle stesse zone, confusione sulle attività messe in campo, non possiamo chiedere ai privati di supplire alle carenze – strutturali o di semplici inadempienze – del pubblico ed in virtù di queste difficoltà lasciare campo libero.
Non possiamo consegnare temi così delicati alla sola iniziativa dei privati, così come non possiamo abbandonare i Sindaci alle loro responsabilità.
Già in Commissione Sanità ho posto la necessità di una rapida inversione di tendenza.
Ho chiesto di non lasciare soli i Sindaci e che la Regione si riappropri di una sua prerogativa esercitando una corretta ed efficace pianificazione territoriale per evitare ancora emergenze.
Mi auguravo un cambio di passo dopo i fatti di San Vitaliano ma, anche dopo l’ultimo Consiglio regionale, siamo ancora nel campo della discussione fine a sé stessa.
Dobbiamo capire quanti siti, pubblici e privati, sono inseriti nel ciclo dei rifiuti e per quali attività. Quali fungono, di fatto, da vere e proprie discariche, quali sono siti di stoccaggio o di compostaggio.
È necessario conoscere il numero di quelli che si avviano a chiusura, di quelli che continueranno ad essere in funzione, di quelli che sarà necessario immaginare come nuovi. Una vera e propria anagrafe di ogni singolo impianto.
Adesso e non oltre.