La riforma dell’Autonomia differenziata voluta dal Governo nazionale è stata pensata ed organizzata come profondamente divisiva.
Sono molteplici gli elementi che meritano di essere criticati e non condivisi.
La nostra proposta è quella del Presidente Vincenzo De Luca che, guidato dal suo pragmatismo, ha proposto 3 ipotesi di emendamento, semplici, lineari, concrete e facilmente leggibili:
1_ Equa spesa pro capite nell’ambito della sanità;
2_ Stessa percentuale di dipendenti e di addetti nella sanità pubblica;
3_Divieto di stipulare contratti regionali integrativi.
La Regione Campania non intende accettare l’alternativa fra lo status quo e questa Autonomia differenziata, per come è stata proposta.
La Campania accetta la sfida dell’Autonomia e dice sì ad una revisione dei rapporti tra Stato e Regioni ma sulla base di principi chiari e solidali a partire da:
– una progressiva partecipazione alla spesa pubblica;
– una individuazione precisa e puntuale dei centri di responsabilità politica e gestionale;
– uno snellimento dei processi amministrativi.
Non possiamo permettere che si continui a pensare che ci sia un Sud piagnone e che dice soltanto no.
Siamo pronti a competere ma non sulla base di un accordo fatto a tavolino, che sa tanto di baratto fra forze politiche e che rischia di istituzionalizzare le disuguaglianze.
Ci apprestiamo a vivere una campagna referendaria importante, dove non si tratta di esprimere un sì o un no in funzione di una posizione politica o di una appartenenza partitica ma rispetto all’idea di Paese.
Qual è il Paese che vogliamo, che aneliamo si realizzi per i nostri figli e per le generazioni future? Questo è lo spartiacque rispetto al quale nessuno di noi può sottrarsi dallo scendere in campo.
Siamo chiamati, come già facciamo quotidianamente, a stare tra la gente, di uscire dal Palazzo per rendere i nostri concittadini pienamente consapevoli dei rischi che si corrono per l’oggi e per il domani.
Ci si deve impegnare per far sì che la nostra terra, la Campania ed il Sud più in generale, non siano sempre più vittime di un inverno demografico già in atto e che rischia, molto più gravemente, di trasformarsi in deserto demografico.